Si può veramente motivare l'altro alla partecipazione nella organizzazione? Esistono molte teorie al riguardo e molti corsi e tecniche che si propongono come panacee per le problematiche organizzazioni in cui il capo, raggiunto un certo grado di disperazione, decide di rivolgersi per intervenire sulla leadership. Il passaggio successivo che il datore di lavoro si aspetta è che, con una ricaduta quasi eccezionale, ivari leaders, sappiamo motivare il gruppo. Ma cosa spinge la persona ad essere effettivamente motivata ? In un contesto lavorativo entrano in gioco diversi fattori tra cui la relazione con il lavoro e quella con la organizzazione. Trovare persone che siamo effettivamente motivate significa in prima istanza , in fase di selezione, individuare persone il cui progetto di vita possa coincidere e comunque rispecchiarsi,nella offerta che gli stiamo proponendo. Ormai è acclarato che solo il riconoscimento economico o un particolare incarico da soli, possono non essere di fatto motivanti . Secondo William Levati e Annalisa Rinaldi, nelle loro "Conversazioni sulle Risorse Umane ", una azione concreta delle organizzazioni dovrebbe essere quella di riuscire a non demotivare i propri collaboratori. Ossia non mettere in atto strategie o comportamenti che possano allontanare dalla adesione o dalla partecipazione più attiva all'interno della organizzazione. Questo apparente "non fare" può significare molto semplicemente pensare alla organizzazione come ad un organismo che ha una sua autonomia rispetto all'idea del fondatore e che di queste diverse necessità chi è chiamato a supervisionare lo stato di salute, ne tenga sempre conto.
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